Ridotto rischio cardiovascolare negli anziani con alti livelli di testosterone
Secondo uno studio gli uomini anziani con elevati livelli sierici di testosterone hanno un rischio significativamente ridotto di eventi cardiovascolari.
Questa associazione è rimasta significativa dopo aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare ed escludendo gli uomini con malattia cardiovascolare al basale.
I livelli di testosterone basale nei 2416 uomini di età compresa tra 69 e 91 anni, partecipanti allo studio Osteoporotic Fractures in Men, sono stati misurati mediante gascromatografia / spettrometria di massa.
Durante un periodo di follow-up di 5.1 anni, 485 partecipanti hanno presentato un grave evento cardiovascolare, definito come un endpoint composito di eventi coronarici ( ospedalizzazione per infarto miocardico acuto, angina instabile o rivascolarizzazione o decesso per malattia coronarica ) ed eventi cerebrovascolari ( ricovero in ospedale per ictus o attacco ischemico transitorio, o mortalità per ictus ).
Le analisi hanno rivelato un'associazione inversa tra quartili dei livelli di testosterone e globulina legante l’ormone sessuale ( SHBG ), un fattore determinante del livello di testosterone totale, e gli eventi cardiovascolari maggiori.
Gli uomini nel quartile più alto di testosterone ( 550 ng/dl o più ) sono stati esposti a un rischio inferiore del 30% di eventi cardiovascolari rispetto a quelli nei quartili più bassi ( p=0.002 ).
L'associazione tra alto livello di testosterone e basso rischio è stata attenuata, ma è rimasta statisticamente significativa, con una riduzione del 23% del rischio ai più alti livelli dopo aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, tra cui età, indice di massa corporea ( BMI ) e ipertensione.
Alcuni meccanismi potrebbero essere alla base dell'associazione inversa tra livello di testosterone ed eventi cardiovascolari, tra cui il rischio cardiometabolico riferito al testosterone e la rigenerazione endoteliale. ( Xagena_2011 )
Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2011
Link: MedicinaNews.it
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