Teprotumumab per il trattamento dell’oftalmopatia basedowiana attiva


L’oftalmopatia basedowiana è una malattia autoimmune nella cui patogenesi giocano un ruolo importante i complessi tra il recettore del TSH e il recettore per IGF-1, espresso dai fibroblasti oculari e dai linfociti, che conducono a infiammazione, espansione della muscolatura extra-oculare e del tessuto adiposo retro-orbitario.

Il trattamento cortisonico può ridurre la flogosi nelle forme attive ma ha limitati effetti sulle sequele a lungo termine come esoftalmo, diplopia e compressione del nervo ottico, che possono minacciare la vista e richiedere interventi chirurgici correttivi.
Nel gennaio 2020 l'Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food And Drug Administration ) ha autorizzato Tepezza a base di Teprotumumab, un anticorpo monoclonale inibitore del recettore per IGF-1, come primo farmaco approvato per il trattamento dell’oftalmopatia basedowiana negli adulti sulla base di due studi clinici.

Nel più recente di questi studi, Douglas e collaboratori hanno condotto uno studio di fase 3 multicentrico, randomizzato, in doppio cieco con placebo su un totale di 83 pazienti adulti con orbitopatia basedowiana attiva moderata-grave ( 41 sottoposti a infusione endovenosa di Teprotumumab ogni 3 settimane per 21 settimane e 42 assegnati al gruppo placebo ).

I risultati hanno evidenziato una differenza significativa nella percentuale di pazienti che alla 24a settimana hanno raggiunto l’outcome primario ( riduzione della proptosi di 2 mm o superiore ): 83% per il gruppo trattato con Teprotumumab rispetto al 10% del gruppo placebo.

Nel gruppo Teprotumumab sono risultati significativamente migliori alla 24a settimana, rispetto al gruppo placebo, anche tutti gli endpoint secondari, come la risposta complessiva definita da riduzione di 2 punti o superiore nella scala CAS ( Clinical Activity Score ) più riduzione della proptosi di 2 mm o maggiore ( 78 vs 7% ), il punteggio CAS di 0 oppure 1 ( 59% vs 21% ), la variazione media della proptosi ( −2.82 vs −0.54 mm ), la riduzione della diplopia di 1 grado o più ( 68 vs 29% ), il cambiamento medio nel punteggio totale del questionario GO-QOL ( Graves’ Ophthalmopathy-specific Quality-of-Life ), in cui una variazione media di 6 punti o più viene considerata clinicamente significativa ( 13.79 vs 4.43 punti ).

Inoltre, in 6 pazienti del gruppo Teprotumumab, sottoposti a imaging orbitario con tomografia computerizzata ( TC ) o risonanza manetica nucleare ( RMN ) prima e dopo il trattamento, è stata evidenziata una riduzione dello spessore della muscolatura extra-oculare o del tessuto adiposo orbitario o entrambe.

I principali effetti avversi al farmaco riportati nello studio erano lievi-moderati e caratterizzati da spasmi muscolari, alopecia, nausea, diarrea, astenia, cefalea, iperglicemia, alterazioni dell’udito, secchezza cutanea, disgeusia.
Due eventi avversi gravi si sono verificati nel gruppo Teprotumumab, uno dei quali ( reazione non-anafilattica all’infusione ) ha condotto alla sospensione del trattamento.

Dallo studio è emerso che tra i pazienti con orbitopatia basedowiana attiva la somministrazione di Teprotumumab ha condotto a risultati significativamente migliori per quanto riguarda la proptosi, il punteggio CAS, la diplopia e la qualità di vita rispetto al gruppo placebo, con rari effetti avversi gravi. ( Xagena_2020 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2020

Xagena_Medicina_2020